Sticciano, Roccastrada: 5 ettari agricoli “classe 1” degli Usi Civici cementificati dall’impianto Fotovoltaico “Cicalino 1”

8 07 2007

di Cristiania Panseri

La situazione dell'impianto il 9/7/2010
La situazione dell’impianto il 9/7/2010

I 5 ettari di campo agricolo in fase di trasformazione visti da Roccastrada
I 5 ettari di campo agricolo in fase di trasformazione visti da Roccastrada
Sticciano, lavori di recinzione dell'impianto FV
la recinzione dei 5 ettari di piazzale in fase di costruzione
Sticciano, 1 dei 137 plinti
uno dei 137 plinti di calcestruzzo armato da m 3,5 x 3,5

a 4 km da Sticciano Scalo, in mezzo alla campagna, sul suolo regolato dall’antico istituto degli usi civici ruspe, scavatori e autobetoniere stanno recintando e trasformando in modo permanente 5 ettari di suolo seminativo (5 campi da calcio) in un piazzale. Si stanno “seminando” 137 plinti di cemento armato di m 3,5 x 3,5 x 1 sui quali verranno impiantati altrettanti inseguitori solari che serviranno a mantenere costantemente orientati verso il sole i 137 pannelli foto-voltaici (6 200 mq?) che produrranno 1300 MWh/anno.

L’investimento, in gran parte finanziato con fondi pubblici (5,3 milioni di Euro su 8), si sarebbe dovuto fare sui tetti: avrebbe prodotto ugualmente energia pari al fabbisogno di 500 famiglie (non necessariamente di Sticciano, dato che l’energia prodotta sarà veduta ed immessa nella rete Enel) ma senza lo spreco di nemmeno un mq di terreno agricolo.

La salvaguardia del territorio è una priorità tanto quanto quella energetica. Ma la tra le due si dovrebbe privilegiare quella che ci consente di sopravvivere dandoci altre fonti solari rinnovabili quali il cibo, le biomasse etc.: basterebbe installare i pannelli foto-voltaici sui territori già edificati (es. tetti e tettoie di case o capannoni) prima che sui suoli produttivi.

E’ evidente che una turbina eolica da 1 MW non può essere messa sul tetto. Ma per il fotovoltaico l’uso di tetti e di aree già impermeabilizzate dovrebbe essere la priorità.

Quando poi si utilizzano terreni pubblici (oltre che fondi pubblici) da parte di imprese private non guasterebbe più trasparenza.
Infatti, mentre veniva dato l’annuncio ufficiale (Il Tirreno del 15/3/2007) le decisioni erano già state prese tanto che la recinzione e plinti erano già in fase avanzata di realizzazione (le foto sono state scattate il 19/3/07).

In un epoca in cui il picco energetico è già stato superato e le risorse fossili si avviano ad un rapido e inesorabile esaurimento l’operazione sembra quanto mai auspicabile ma se teniamo conto che la popolazione mondiale (6,5 miliardi) aumenta di 75 milioni di individui all’anno mentre le scorte alimentari (rapporto FAO 2007) si riducono sempre più questo dovrebbe far riflettere.
Con un investimento equivalente (5,3 milioni di Euro) non sarebbe forse stato meglio finanziare una uguale potenza di picco istallata su tetti e tettoie delle tante aziende agricole sparse sul territorio? Avremmo risparmiato suolo prezioso a vantaggio di più imprese agricole che hanno tanto bisogno di essere sostenute anche nella loro preziosa funzione di mantenere un territorio, “fiore all’occhiello” del bel paesaggio maremmano.

Parlare di referendum mi sembra francamente un non senso, soprattutto di questi tempi in cui le amministrazioni più illuminate si affidano piuttosto alla progettazione partecipata, che ha dalla sua il vantaggio di operare in perfetta trasparenza e di accrescere il senso di comunità.

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Nell’accurata analisi Sull’impianto fotovoltaico “Cicalino 1″ del 19/5/2008, Domenico Coiante (Fisico, ex ricercatore e dirigente per 35 anni presso l’ENEA, ove ha diretto il settore Fonti Rinnovabili, contribuendo in particolare ai programmi di ricerca sulle tecnologie Fotovoltaiche. Da diversi anni collabora con gli Amici della Terra sui temi dell’uso razionale dell’energia) conclude con le seguenti domande:

Tutto ciò considerato, sorgono spontanee alcune domande:
• “Perché si è realizzato l’impianto Cicalino 1 di Sticciano con la tecnica dell’inseguimento?” Ovvero: “Quale argomento decisivo di vantaggio ha determinato la scelta di questa tecnica da parte del decisore pubblico?”
• “In relazione alla questione strategica della salvaguardia del suolo agricolo pregiato, è corretta la promozione delle centrali solari collocate su tali terreni mediante l’erogazione di fondi pubblici in aggiunta alla concessione delle incentivazioni del Conto Energia?”
• “Così facendo non si crea una distorsione del mercato dei siti per gli impianti analogo a ciò che è accaduto per l’eolico?”


Tabella tratta dall’analisi dell’Ing. Coiante.

Scarica l’analisi di D. Coiante: Sull’impianto fotovoltaico “Cicalino 1″ 19/5/2008

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Di seguito alcune considerazioni di Luca Mercalli a proposito dell’artificializzazione del territorio da parte di pirati senza scrupoli.

Sticciano, Cicalino-1: Una fase dei lavori di preparazione dei 137 plinti di calcestruzzo armato da m 3,5 x 3,5 per l’istallazione dei supporti dei pannelli Fotovoltaici

1) quando vengono costruiti dei plinti in calcestruzzo, viene asportato lo strato utile del suolo, in genere formatosi con processi pedoclimatici millenari e irreversibili. Quindi anche ammesso di poterli un giorno rimuovere, resterà un buco, ma non il suolo agrario.
2) anche con plinti appoggiati, il suolo coperto e privato delle precipitazioni tende a inaridirsi e a cambiare i suoi processi evolutivi, perdendo sostanza organica e non risultando più atto all’agricoltura.
3) un blocco in calcestruzzo da 12 m3 [come quelli usati per Cicalino-1]pesa 28 tonnellate. Viene costruito nell’era del petrolio, dovrà, un giorno, essere forse smantellato nell’era delle basse energie. Chi lo farà? Non ci sarà l’autogrù a gasolio per spostarlo, nè il maglio Caterpillar per frantumarlo. Resterà semplicemente lì, con o senza pannelli FV.
5) Come al solito, si tratta di non avere visioni assolute, ma essere elastici ovvero:

a) prima di usare prezioso suolo agrario, si usino tutte le superfici edificate e industriali, compresi i parcheggi. La superficie edificata italiana è dell’ordine del 10% del territorio nazionale, circa 30.000 km2. Considerane solo 1/4 (quella esposta a Sud), e fa circa 7500 km2, poco meno della superficie dell’Umbria! Dimezziamo ancora per via di vari problemi accessori, ombreggiature reciproche, e quant’altro e otterremo circa 3500 km2, come una Valle d’Aosta. Considerando che 1kWp occupa  meno di 10m2, circa, otteniamo una potenza installabile di 350 GW… non male!  Se poi vogliamo essere ultraconservativi, dimezziamo ancora e resta  un ordine di grandezza di oltre 100 GW… Fatto quello, passeremo al suolo!

b) benissimo comunque fin d’ora usare suoli compromessi o da bonificare come vecchie cave dismesse, discariche, siti contaminati.

c) senz’altro possibile pensare di utilizzare suoli marginali in zone aride e in classe di produttività >=III, suoli molto acclivi, suoli pietrosi. Ma per favore, risparmiatemi almeno i suoli in classe I e II: sono sempre di meno e sono quelli che ci devono dare da mangiare…purtroppo sono anche i più comodi, e la storia insegna che i pirati, appena annusano l’affare, non si pongono certo questi scrupoli. O si fanno norme precise o ci troveremo con un ennesimo problema di artificializzazione del territorio.

Luca Mercalli

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Meglio la generazione diffusa

In questo video inglese sull’energia, anche se non si parla del sole ma forse perché gli inglesi di sole ne hanno veramente poco, si spiega come la generazione diffusa di energia sia da preferire a pochi e grandi generatori (a prescindere dalla fonte energetica utilizzata). Produrre energia unicamente per venderla vuol dire dissiparne una grande quantità in calore lungo la rete di distribuzione.





“Cicalino 1” è solo l’inizio

6 07 2007

Voler rendere un impianto fotovoltaico un polo di attrazione turistica (!?), significa perseverare nel mancato rispetto del territorio favorendone future cementificazioni. Ricordiamoci che ogni italiano dispone di soli 2.500 mq di terreno agricolo. (vedi intervento di Luca Mercalli al Parlamento Europeo del 26/6/2007) “…chissà quante altre cose potremo costruire attorno…” auspica il Presidente della società “Il Ceppo”

Una sintesi di 3 min. di una recente presentazione di Gianni Bonini, Presidente della società “Il Ceppo”, in onda su “Maremma Channel” (Tele Tirreno) dell’impianto foto-voltaico “Cicalino 1” realizzato su 5 ettari di terreno agricolo degli Usi Civici di Sticciano

Trascrizione della sintesi:
e affiancheremo accanto al foto-voltaico sicuramente un impianto di bio-masse e probabilmente, faremo le nostre verifiche scientifiche, un impianto eolico….
Questo diventerà non soltanto un centro straordinario all’avanguardia tecnologicamente per quanto riguarda le energie da fonte rinnovabile….
ma soprattutto diventerà di fatto, anche questa comunità (Sticciano), un’attrattiva turistica. Perché io credo sarà interessante, se sapremo organizzarci, e se anche i nostri interlocutori sapranno organizzarci, portare le scuole o i semplici cittadini perché credo che un impianto all’avanguardia tecnologicamente come questo sarà comunque un polo di attrazione. Voglio dire oggi il turismo non è soltanto, diciamo cosi, legato al mare o al paesaggio ma è legato anche alle tecnologie come facciamo anche noi stessi quando andiamo negli stati esteri quando andiamo a vedere un ponte, che ne so, un museo…
Gli Usi Civici di Sticciano diventeranno necessariamente, come dire, un polo di attrazione che, in qualche modo, potrà portare, come dire, vantaggio a tutto il territorio anche in termini proprio di non banale, ma insomma di turismo normale, le famiglie le scuole e, perché no, le università. E se noi crediamo in questo progetto chissà quante altre cose potremo costruire attorno

Allora dico, noi abbiamo un territorio meraviglioso come la maremma, abbiamo gli imprenditori che sono in grado, lo abbiamo dimostrato, di stare dietro a questa evoluzione, di interpretare questo bisogno che c’è…
Noi siamo, gli Italiani sono un popolo che si piange troppo spesso, furbi, ma ci tendiamo a piangerci troppo addosso. Nel caso del Cicalino 1, l’impianto di foto voltaico negli Usi Civici di Sticciano . la sinergia tra pubblico e privato a funzionato….
Senza, come dire, l’ospitalità di Roccastrada e l’iter accelerato che ci ha permesso la Provincia di Grosseto questa opportunità non poteva essere colta. E’ evidente che gli enti locali devono soprattutto preoccuparsi che queste cose si facciano dentro le regole, dentro la difesa del paesaggio etc. ecco, però una volta che gli imprenditori rispettano queste regole ci vuole che gli enti locali, gli enti pubblici, come dire, favoriscano l’iter per questi impianti industriali. La Provincia di Grosseto e il Comune di Roccastrada, lo ripeto, hanno fatto tutto, ma anche la Regione Toscana come ho detto prima, hanno fatto il loro mestiere, l’hanno fatto bene …
Dobbiamo mettere in moto, come dire, una politica che permetta di costruire tanti impianti come questo,non solo foto-voltaici, bio-masse.. la maremma è una terra potenzialmente, soprattutto il Comune di Grosseto, assolutamente ricca di potenzialità per quanto riguarda lo sfruttamento delle bio-masse….
Queste operazioni costano molta fatica, determinazione, investimenti. Perché l’impianto che noi costruiamo costa complessivamente circa 8 milioni di Euro. Come ho già detto 4 milioni di Euro ci vengono prestati, va bene, a tasso 0% dalla Fidi Toscana

Abside romanica della pieve di S. Mustiola di Sticciano

Sticciano abside romanica

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Sticciano, Fotovoltaico: Documenti

5 07 2007

Immagine cartello del cantiere (89 KB)
Comunicato Presidente Regione Toscana

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